Il gruppo Facebook più internazionale della Bassa nasce a Mirandola grazie all’esperta di lingua inglese Anna Foroni. Si chiama “Inglese: quello che le grammatiche non dicono” e raccoglie più di 8 mila persone di 52 Paesi diversi del mondo. «L’’idea è nata nell’ottobre scorso un po’ per scherzo un po’ per necessità – racconta – ricevevo tante richieste da parte di amici che mi dicevano che all’estero non capivano espressioni di uso comune, delle quali a scuola non avevano mai sentito parlare. E’ usuale, ad esempio, dire cheers intendendo “arrivederci” o ta invece di thank you. E che dire di How are you?: è un saluto che non attende risposta da bollettino medico».
È importante conoscere bene l’inglese parlato?
«Ovviamente ciò evita tante gaffe. Molti italiani espatriati, dicono che le espressioni che trovano sul mio gruppo non sono sui libri di testo tradizionali, non capiscono slang o espressioni regionali, basti pensare che esistono differenze fortissime tra varietà linguistiche come irlandese, scozzese o australiano».
Fra tante varianti, qual è l’inglese più difficile?
«Pare sia lo scozzese: fa impazzire tutti».
Come si rimane aggiornati con una lingua che evolve?
«Nel gruppo ci sono molte persone bilingui con una formazione specifica che spiegano quale forme siano neologismi e quali invece forme arcaiche, non più in uso».
Come ce la caviamo nella Bassa con l’inglese?
«La situazione è cambiata rispetto a un paio di decenni fa, quando si puntava più a capirsi a scapito della grammatica, ora il livello è decisamente migliorato. Purtroppo è noto che gli italiani non sono noti all’estero per parlare bene inglese».
E i britannici che aspettative hanno verso di noi?
«Non si aspettano un inglese oxfordiano, e non correggerebbero mai un errore, non è nella loro cultura. Se scrivessi una relazione orribile nessuno ti direbbe: “E’ da rifare”, ma “Ci sono alcuni punti da limare”. Il famoso not so bad di chi è nel letto di morte».
Chi sbaglia di più?
«Soprattutto alcuni giornalisti televisivi e presentatori, che spesso hanno problemi nella pronuncia. Difficile trovarne uno che conosca la dizione di management».
Oppure abusano di parole straniere. Le domande più richieste?
«”Questa espressione è british o americana?”. Le persone sono interessate a conoscere le differenze fra questi paesi». Qual è il momento giusto per iniziare lo studio?
«Ci sono varie scuole di pensiero, io suggerisco indicativamente di iniziare fra i 4 e gli 8 anni, la mia affermazione è suffragata da ricerche neurolingustiche».
Articolo originariamente apparso sul numero 3 del magazine SulPanaro,net