Il 29 settembre scorso la Cgil nazionale ha consegnato alla Presidente della Camera Laura Boldrini oltre 1 milione e 100.000 firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la Carta dei diritti Universali del Lavoro.
Nella Provincia di Modena sono state raccolte oltre 39.500 firme, di cui 37.110 certificate che si sommano a quelle raccolte a fine giugno per ognuno dei tre quesiti referendari a sostegno della Carta: uno per l’abolizione di voucher, uno per il ripristino pieno della responsabilità solidale negli appalti, uno per il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo.
“Le 155.000 firme complessive raccolte nella nostra provincia (143.000 quelle certificate) sono un risultato straordinario e forse inedito, che – spiega in una nota Tania Scacchetti, segretaria Cgil Modena – testimonia una grande volontà di non rassegnarsi e voler lottare per ridurre le disuguaglianze e conquistare un modello di sviluppo economico di qualità, inclusivo e solidale, fondato sulla partecipazione e la contrattazione.
I lavoratori, le lavoratrici, i giovani e i pensionati che hanno sottoscritto la nostra legge di iniziativa popolare, mandano un messaggio chiaro al Paese.
È il messaggio di chi rifiuta la logica della continua compressione dei diritti come fondamento della competitività, di chi pensa che privare intere generazioni di un futuro lavorativo e pensionistico non sia un effetto, ma una causa, della crisi e della recessione esplose nel 2008 e tuttora in campo.
È il messaggio di chi è consapevole che qualità del lavoro, diritti e qualità delle produzioni sono strettamente collegati ad un modello di sviluppo alto.
La Carta dei Diritti del Lavoro è sempre stata fin dall’inizio qualcosa di più di una proposta di legge. E’ una sfida alla cultura che oggi prevale in Italia e nella maggior parte d’Europa. È la sfida di chi vuol provare a rimettere al centro il lavoro ed i suoi diritti, riscrivendo un diritto del lavoro che tiene insieme i lavoratori dipendenti e gli autonomi, gli occasionali e i tempi indeterminati, quelli in appalto e quelli diretti, i pubblici e i privati.
Nelle prossime settimane ci aspetta la sfida più complicata.
Dovremo continuare a discuterne nelle città, con le associazioni datoriali, con le altre forze sociali, con la politica, con il mondo delle associazioni per allargare le alleanze e sollecitare il Parlamento alla sua discussione, anche attraverso lacampagna referendaria che ci vedrà in campo già nella primavera 2017.
Mi auguro che il Parlamento non resti indifferente di fronte alla volontà espressa da tanti cittadini e cittadine che rappresentano le forze oneste della nostra società.
Se lo facesse, ancora una volta, allargherebbe il fronte della sfiducia e della rassegnazione in un pezzo fondamentale della nostra società”.