“Le confermo la determinazione a depositare un atto di rinuncia al mandato. Il ritardo di una risposta dalla data dell’alluvione (19/01/2014) ad oggi mi fa temere che la Procura possa chiudere in un nulla di fatto. La mia scelta non significa distacco, o insensibilità per il dramma che avete vissuto e continuate a vivere, ma sdegno per una Politica e una Pubblica Amministrazione cieche rispetto ai problemi del territorio e sorde anche solo all’idea che il fiume sia un “essere vivente”, che va curato e gelosamente custodito. Parlo non solo di danni materiali e morali patiti nelle numerose, recenti alluvioni, ma anche di un degrado vergognoso dell’ambiente in cui abitiamo, che non può essere fatto passare sotto silenzio”. Così l’avvocato Massimo Jasonni, che si era offerto di assistere gratuitamente 500 cittadini tra Bastiglia, Bomporto e Modena che furono colpiti dall’alluvione del gennaio 2014, ha lanciato l’incarico. Niente class action, almeno per ora, per avere giustizia dei danni subiti dai cittadini. Sono quasi tre anni che la Procura è al lavoro per individuare i responsabili della rottura del Secchia che provocò un morto, centinaia di sfollati e milioni di euro di danni.
L’avvocato Jasonni ha scritto ai suoi assistiti una lettera molto dura, denunciando il mancato impegno delle istituzioni nella manutenzione dell’ambiente e la lontananza della politica dai problemi del territorio.