Dai progetti per il recupero e la salvaguardia della biodiversità, alla valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti agricoli a scopi energetici, agronomici e alimentari per lo sviluppo della cosiddetta “bioeconomia”. Dallo studio di sistemi tecnologici avanzati per la riduzione delle emissioni in atmosfera dei gas serra prodotti dagli allevamenti, agli interventi in campo agricolo e forestale per favorire la conservazione e il sequestro di carbonio. Il tutto grazie ai contributi del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 che in certi casi arrivano a coprire fino al 100% dei costi.
La Regione Emilia-Romagna accelera sul versante dell’innovazione in agricoltura e, dopo i primi 12,6 milioni stanziati nel 2016, mette sul piatto una seconda tranche da 5,4 milioni per il finanziamento di quattro nuovi bandi rivolti ai Goi (Gruppi operativi per l’innovazione), forme di partenariato tra aziende agricole, enti di ricerca – pubblici o privati – ed altre tipologie di impresa con il compito di individuare soluzioni tecniche e/o organizzative applicabili ai singoli casi concreti, cioè con una ricaduta immediata a vantaggio delle aziende agricole coinvolte nei progetti. Proprio per questo motivo i Goi, che sono una delle più importanti novità della nuova programmazione del Psr, possono beneficiare di aiuti che coprono integralmente le spese sostenute per progetti di particolare rilevanza sociale, ad esempio per la lotta contro i gas serra.
Cosa prevede la delibera della Giunta regionale
Dopo il via libera da parte della Giunta regionale, la delibera di attivazione dei nuovi bandi è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna n.3 del 5 gennaio scorso. I progetti devono rientrare tra i 50mila e i 200mila euro di spesa ammissibile e le domande possono essere presentate dal 23 gennaio al 31 marzo prossimi utilizzando la piattaforma informatica Siag disponibile sul sito di Agrea. “Come Emilia-Romagna- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli– stiamo seguendo una direzione di marcia molto precisa, quella dell’agricoltura di qualità, che si distingua sul mercato in termini di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Proprio per questo l’obiettivo di è fondamentale”. “Bisogna quindi continuare ad investire sull’innovazione- aggiunge Caselli- per migliorare le performance ambientali delle aziende agricole. Siamo una delle Regioni che ci mette più soldi: dopo i primi 52 Goi finanziati nel 2016, ora mettiamo a disposizione di queste inedite alleanze tra mondo agricolo e della ricerca un’altra cospicua dote finanziaria per proseguire su questa strada. Complessivamente il nostro Psr destina al sistema della conoscenza oltre 90 milioni di euro in sette anni, di cui 50 per finanziare l’attività dei Goi”.
Cosa sono e cosa fanno i Goi
I Gruppi operativi possono avere le più svariate forme giuridiche, dalle reti alle associazioni temporanee di impresa (Ati) o di scopo. L’importante è che della compagine societaria facciano parte almeno un’azienda agricola e un ente di ricerca, riuniti in un “patto” a termine per portare avanti un progetto d’innovazione in campo agricolo. Ai Goi possono comunque aderire anche anche organizzazioni di produttori e interprofessionali, enti di formazione e di consulenza, aziende di commercializzazione e trasformazione del settore agroalimentare. Giascun Goi deve presentare un piano operativo della durata massima di 36 mesi.
I contenuti dei nuovi bandi
Ma vediamo più nel dettaglio come si articola il secondo pacchetto di bandi per l’innovazione in agricoltura, in attuazione di un’operazione specifica del Psr 2014-2020 – la 16.1.01 – e com’è stata suddivisa la dotazione finanziaria globale.
Il primo bando, nell’ambito della Focus area 4A, finanzia interventi per la tutela della biodiversità in ambito agricolo, cioè progetti che riguardano varietà vegetali e razze animali a rischio di scomparsa. Tra le altre finalità lo studio dell’impatto economico e socio-culturale di queste varietà e razze sui sistemi agricoli, nonché di specie coltivate per usi ecologici, ad esempio piante che ospitano insetti utili per la lotta integrata e biologica. Le risorse ammontano ad oltre 1,3 milioni di euro, con priorità alle aree protette.
Il secondo bando (Focus area 5C) ha come obiettivo l’approvvigionamento e l’utilizzo di sottoprodotti agroindustriali, materiali di scarto e residui vari in particolare per lo sviluppo della produzione di bioenergie a bassa emissione di inquinanti. A disposizione dei futuri Goi ci sono circa 1,55 milioni di euro.
Il terzo bando (Focus area 5D) punta a favorire la sostenibilità della zootecnia ed è finalizzato allo studio e alla messa a punto di tecniche e sistemi organizzativi per ridurre le emissioni di gas serra e di ammoniaca degli allevamenti. La dotazione finanziaria supera di poco l’importo di 1,4 milioni di euro.
Questi primi tre bandi sono del tutto innovativi, nel senso che si inquadrano nell’ambito di filoni tematici non affrontati dalla prima infornata di progetti targati Goi. Stesso ambito di intervento, invece, per l’ultimo dei quattro bandi usciti da poco, che finanzia progetti in campo agricolo e forestale per promuovere la conservazione e il sequestro di carbonio (Focus area 5E). Il budget disponibile è di circa 1,1 milioni di euro.
Il sostegno finanziario pubblico varia dal 90 al 100%
Il contributo pubblico è pari del 90% delle spese ammissibili per i primi tre bandi, per salire fino al 100% nell’ultimo caso. I progetti presentati dai raggruppamenti di impresa saranno vagliati da un’apposito Gruppo di valutazione e per ciascuna Focus area sarà approvata una graduatoria specifica entro 90 giorni dalla chiusura dei bandi. Nella formazione delle graduatorie è riconosciuta una premialità, a parità di requisiti, ai Goi che svolgono anche l’attività di formazione. I singoli Piani di innovazione saranno finanziati integralmente nell’ordine di graduatoria fino ad esaurimento delle risorse dedicate espressamente a quella determinata Focus area.