«La trasformazione delle Province in organi di secondo livello è una spedita marcia verso l’azzeramento degli investimenti in diversi settori e, in primis, nella cultura, che già soffre di costanti e pesanti tagli. Si scrive riduzione dei costi della politica ma si legge tagli alla cultura che nella sola Emilia-Romagna sono pari a oltre 4,5 milioni di euro, il 30% dell’intero budget dedicato alla cultura in regione».
Il grido d’allarme è dell’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti che ha inviato una lettera aperta Sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, al Ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini e ai Parlamentari emiliano-romagnoli. Una sostanziale richiesta di un supplemento di riflessione e di attenzione verso gli effetti dei provvedimento che si stanno realizzando poiché il malessere e la preoccupazione di oggi su questo versante si stanno trasformando in drammatico allarme in migliaia di operatori pubblici e privati del settore.
Preoccupazioni e riflessioni che sono già state oggetto di confronto e di ampia condivisione, tra gli assessori regionali competenti, in sede di commissione cultura della Conferenza Stato-Regione.
L’appello è stato sottoscritto anche dagli assessori alla cultura delle Province dell’Emilia-Romagna ovvero Giuseppe De Biasi (Bologna), Bruna Baravelli (Forlì Cesena), Daniela Sirotti Mattioli (Modena), Paolo Valenti (Ravenna), Giuseppe Romanini (Parma), Maurizio Parma (Piacenza), Carlo Bulletti (Rimini) e Marcella Zappaterra (Ferrara).
Nella missiva dell’assessore Mezzetti si legge che «il disegno di legge non prevede la cultura tra le funzioni fondamentali che resteranno alle Province, né stabilisce di trasferire ai Comuni o alle Regioni le risorse fino ad oggi investite in questo settore. Ad oggi non è neppur stabilito a chi competerà l’azione di coordinamento e di programmazione sul territorio finora garantita in maniera egregia dagli organismi provinciali. In particolare siamo fortemente preoccupati per il futuro dei coordinamenti delle reti bibliotecarie, patrimonio sociale oltre che culturale dei nostri territori, museali e culturali che trovavano nelle province fondamentali e decisivi punti di riferimento».
Inoltre si spiega nella lettera aperta che «le Province hanno già dal 2013 cominciato a ridurre drasticamente i propri investimenti nella cultura.
I 4 milioni e 559 mila euro investiti nel 2012 dalle Province dell’Emilia-Romagna, al netto dei costi fissi nel 2013 si sono già ridotti a poco più di 2,800 milioni. Se sarà approvato il disegno di legge ‘Delrio’, gli investimenti saranno praticamente azzerati. Il sistema cultura emiliano romagnolo perderà risorse pari a oltre il 30% dell’intero budget destinato alla cultura dalla Regione Emilia-Romagna che rappresenta, nel panorama nazionale, un sistema virtuoso che vede una ricchezza ed una pluralità di esperienze e di eccellenze nazionali ed internazionali che sopravvivono a bassissimo costo per la spesa pubblica. Oggi però, questa soglia di sopravvivenza si sta pericolosamente abbassando mettendo a rischio il futuro di centinaia di posti di lavoro».
In Emilia-Romagna il valore economico della cultura e della creatività vale più di 32 mila imprese per 78 mila addetti, produce il 5 % del PIL regionale senza contare l’incidenza della redditività prodotta dal turismo culturale. Con La trasformazione delle Province il settore dello spettacolo perderà risorse pari a 760 mila euro, i sistemi bibliotecari perderanno oltre 850 mila euro, i musei quasi 500 mila euro e le istituzioni culturali delle province subiranno tagli per 1,3 milioni di euro e molto probabilmente scompariranno.
Così conclude Mezzetti «biblioteche, musei, teatri, imprese culturali chiuderanno, verranno persi posti di lavoro, altri giovani laureati avranno come unica possibilità l’emigrazione, gli studenti avranno ancor meno motivazioni per iscriversi all’Università, e siamo già il paese in Europa con il minor numero di laureati in rapporto alla popolazione. È questa la via d’uscita dalla crisi che vogliamo intraprendere? Il nuovo governo e i parlamentari che si accingono ad affrontare il riordino delle province sono consapevoli degli effetti che si stanno producendo? Tra i risultati attesi della riforma, questo è stato valutato?».