Tema sicurezza al centro del dibattito della seduta dell’Assemblea legislativa in Regione. A proporlo tre risoluzioni: la prima, in ordine temporale, quella presentata da Stefano Bargi della Lega nord, che metteva in evidenza la situazione di “criticità” nel modenese; la seconda, sottoscritta da diversi consiglieri del Pd, di cui è prima firmataria Manuela Rontini, che poneva l’attenzione sul “crimine odioso, in forte crescita” delle truffe nei confronti degli anziani; la terza, infine, poi ritirata, sempre sul tema sicurezza a Modena, a firma Giulia Gibertoni (M5s).
Alla fine è stata approvata solo la risoluzione del Pd, votata in parti separate. Ha infatti ricevuto il sì unanime dell’Aula solo la parte finale del dispositivo (modificata da un emendamento proposto dalla stessa Rontini, da Tommaso Foti di Fdi-An e da Enrico Aimi di Fi), dove si legge che l’Assemblea “sollecita il Parlamento ad approdare a una legislazione di maggior tutela per le persone anziane e di maggior severità nei confronti di chi commette crimini tanto odiosi”. La parte rimanente ha ottenuto il voto favorevole di Pd, SI e M5s, mentre Ln, Fdi-An e Fisi sono astenuti. Respinta invece la proposta della Lega, il cui testo era stato modificato da un emendamento aggiuntivo sottoscritto da Gian Luca Sassi (M5s), il sì è arrivato da M5s, Fdi-An e Fi, contro Pd e SI. La risoluzione del Pd, illustrata in Aula da Rontini, puntava l’attenzione sulla crescita di una tipologia di reati, truffe o raggiri, ai danni delle “persone più deboli e indifese” e che spesso provocano “un danno più che economico, di tipo fisico e psicologico”, visto che “oltre ai risparmi, gli oggetti che vengono rubati appartengono alla sfera dei ricordi”. Da 12.618 episodi denunciati nel 2012 si è passati a 15.909 nel 2015 e nei primi sei mesi del 2016 si registrano già 50 denunce al giorno per un totale di 9.112. Di qui, la richiesta al Parlamento di inasprire le sanzioni e rendere più certa la pena per chi truffa le persone over 65 e commette il reato di circonvenzione di incapace.
Più forze dell’ordine nel Modenese? Richiesta respinta.
Il testo a firma Bargi chiedeva di “riconoscere le criticità in tema di sicurezza nel modenese rafforzando la posizione del sindaco e presidente della Provincia di Modena Giancarlo Muzzarelli”. Altre richieste riguardavano l’aumento di mezzi e uomini per le forze dell’ordine; la possibilità per i sindaci di intervenire con propri atti nei confronti dei fenomeni criminosi e, infine, quella di prevedere, in accordo con le Prefetture, la possibilità per gli agenti della polizia municipale di affiancare le altre forze dell’ordine per presidiare il territorio. A queste richieste, si erano aggiunte quelle proposte dall’emendamento del M5s, tra cui quella di “valorizzare e rafforzare strumenti di collaborazione civica fra cittadini e forze dell’ordine, in particolare i corpi di polizia locale, quali il sistema Rilfedeur, realizzato dalla Regione e diretto alla rilevazione, raccolta, classificazione e gestione delle segnalazioni e degli esposti”. Bargi, presentando il documento, ha invitato l’Assemblea a riconoscere il problema sicurezza che sta vivendo Modena e a sostenere le iniziative proposte, ma la sollecitazione non è stata raccolta da Giuseppe Boschini (Pd) che ha accusato il leghista di voler strumentalizzare la questione. “Non penso che il Pd e le forze di sinistra siano in ritardo sulla sicurezza urbana – ha detto – e non prendono lezioni da nessuno visto che sono state all’avanguardia negli anni ’90 come oggi sulle politiche della sicurezza”. Boschini non ha negato che il problema esista, ma ha comunque messo in dubbio che il trend di crescita sia quello denunciato nella risoluzione. E’ poi intervenuto Sassi (M5s) che ha, al contrario, sostenuto il problema dei reati in crescita. La risoluzione Bargi non sembra voler insegnare nulla a nessuno – ha sottolineato – mette al centro problemi denunciati anche da sindaci del reggiano e cerca di trovare soluzioni. Insomma – ha concluso – è ora che si affronti seriamente la questione.
Giulia Gibertoni (M5s) ha poi presentato la propria risoluzione, poi ritirata, che ha sollecitato a riaprire il dibattito in commissione per giungere a soluzioni possibilmente condivise ma soprattutto efficaci. Per Enrico Aimi (Fi) “il tema è delicato e riguarda non solo Modena, ma tutta l’Emilia-Romagna, una regione particolarmente connotata dalla violenza e con un aumento vertiginoso dei reati”. La situazione – ha evidenziato – è sotto gli occhi di tutti, come è un dato reale la correlazione fra immigrazione e reati. Siamo insomma in “una situazione di vero allarme”. “La situazione sicurezza è sfuggita di mano. C’è una crescita esponenziale dei reati, molti neppure denunciati perché le persone sono disincentivate a farlo non ravvedendone l’efficacia, – ha segnalato Massimiliano Pompignoli (Lega nord) – eppure il problema non si affronta a 360 gradi, ma con iniziative come la videosorveglianza che non è la soluzione e da sola non basta”. Foti (Fdi-An) ha puntato il dito anche sulle “politiche svuotacarceri”. Mentre, da un lato, si chiedono inasprimenti delle pene, dall’altro lato si rimette in libertà chi compie reati. Bisogna evitare – a suo avviso – “le politiche dei doppi binari” e ridare sostanza all’esigenza di “certezza della pena”. La risoluzione del Pd è stata sottoscritta, oltre che da Rontini, anche da: Alessandro Cardinali, Paolo Calvano, Paolo Zoffoli, Francesca Marchetti, Giuseppe Paruolo, Katia Tarasconi, Gian Luigi Molinari, Roberto Poli, Gianni Bessi, Giorgio Pruccoli.