L’accusa è pesante: “Sapevano con chi avevano a che fare con un mafioso”. E non è solo la Procura a lanciarla. Lo ha confermato in aula il boss di ‘ndrangheta Michele Bolognino, sentito ieri, martedì 9 maggio, in videoconferenza dal carcere de L’Aqulia dove sta scontando una condanna in regime di 41 bis.
A Reggio Emilia dove si sta tenendo il processo Aemilia è cominciato l’esame degli imputati. Ieri la famiglia Bianchini (padre e figli Augusto e Alessandro, Alessandra e Nicola – per Alessandra e Nicola le accuse sono marginali- e la moglie Bruna Braga) attendeva di essere chiamata ma la loro deposizione non è stata raccolta. Tutto slitta ai prossimi giorni.
E’ un nodo cruciale quello della conoscenza di chi fosse Michele Bolognino con cui i Bianchini facevano affari: se è verificata regge l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, se cade, cade tutto il castello di accuse concorso esterno in associazione mafiosa che pesa su Augusto Bianchini e la moglie Bruna Braga. Rimarrebbero in piedi per la coppia e per il figlio Alessandro quelle di abuso d’ufficio (per le quali è già stato condannato l’ex capo dei lavori pubblici di Finale Emilia Giulio Gerrini), traffico illecito rifiuti di amianto, intestazione fittizia di immobili e quote della Bianchini costruzioni, passate dai genitori ai figli e intermediazione illecita di manodopera.
Augusto Bianchini ieri ha rilasciato qualche battuta alla stampa: “Non sapevo assolutamente che Bolognino fosse legato alla ‘ndrangheta, mai. Spiegherò tutto nell’interrogatorio, voglio difendermi“. Ha fiducia nella magistratura? “Tantissima, spero che la verità poi emerga“, glissando su chi lo incalzava a chiarire come avesse conosciuto esattamente Bolognino e sul ruolo che avrebbe avuto il senatore Giovanardi per la sua azienda.
Il servizio di Trc con l’intervista ad Augusto Bianchini