Si chiama “Consumo di suolo zero” si traduce in “Cementificazione selvaggia”. La nuova legge regionale sull’urbanistica trova questa definizione nella definizione fatta da Piergiovanni Alleva, consigliere regionale di L’altra Emilia-Romagna che indica quali sono i pericoli per la nostra Bassa: “Il territorio subirà un’ulteriore offesa difficilmente recuperabile”
Consigliere Alleva, in Regione sta guidando l’opposizione alla nuova legge urbanistica dell’assessore Donini già approvata dalla Giunta ed in attesa dell’esame dell’Aula. Non crede che dopo quasi 20 anni sia necessario cambiare la legge?
Certo, la legge urbanistica vigente avrebbe bisogno di una sostanziale revisione, ma invece di mettersi con ragionevole pazienza a cercare di semplificare con attenzione, anche chirurgica, ridurre e di molto le previsioni insediative, cercare di ricucire i tessuti urbani con la cassetta degli attrezzi del sapere tipico dell’urbanistica e di tutte quelle discipline che nel tempo hanno arricchito la progettazione urbana e territoriale, si è preferito di fatto dare spazio alla rendita fondiaria. Approfittando della persistente crisi economica si cerca di blandire tutti i soggetti del settore edile, dalla piccola impresa ai progettisti, all’artigiano, facendo loro credere che il giorno dopo l’approvazione sarà tutto un cantiere e che architetti ed ingegneri già potranno fatturare dopo anni e anni di fame.
Invece cosa succederà secondo lei?
In realtà saranno sempre le solite grandi imprese, quelle che ben conosciamo e che sono spesso coinvolte in scandali e malversazioni varie, ad intervenire e distribuirsi torte dolci per loro e amare per la comunità. Ovvero i grandi interventi, quelli degli “accordi operativi” viaggeranno spediti e godranno di una notevole deregolamentazione, mentre per tutti gli altri, i cittadini che devono fare piccole operazioni edilizie, la legislazione resta invariata con l’onere di oltre 25 autorizzazioni con la tempistica e i costi connessi, per modificare un tinello. Insomma in continuità con la filosofia del partito di maggioranza si fanno ponti d’oro ai più forti e si continua a vessare in modo assurdo i più deboli. A discapito della collettività.
Eppure a leggere il testo della pdl sembra che si punti parecchio sulla rigenerazione urbana.
La rigenerazione urbana è rapportata solo all’incremento di densità edilizia per arginare lo sprawl urbanistico che è stato agevolato a piene mani negli ultimi 20 anni. Come, con quali criteri, in che misura si deve appunto intendere la densità edilizia? Qui la legge non dice nulla: l’importante non è l’urbanistica, ovvero il cercare di capire come ed in che modo la città del prossimo futuro ed i rapporti tra spazi pubblici, privati, mobilità, paesaggio, convivenza urbana, relazioni umane, commercio, produzione e welfare debbono essere reinterpretati. L’importante per questa legge pare essere il costruire, semplificare il più possibile con l’accetta, facendo credere che così si rimette in moto l’economia nonostante le migliaia e migliaia di edifici residenziali vuoti, aree artigianali ed industriali deserte, centri commerciali in affanno, alle quali se ne aggiungeranno ancor di più (senz’altro anche sulla carta) con il probabile effetto di far crollare ancor più drammaticamente i valori immobiliari, ipotecari e collaterali. Oltretutto questa nuova legge edilizia (non urbanistica) non entra nel merito tecnico, visto che si potrà costruire sul perimetro di un vecchio capannone utilizzando le stesse distanze dal confine esistenti. Si potrà costruire ad esempio, un palazzo per l’altezza che si vuole sempre a partire dai confini esistenti. In barba agli standard urbanistici conquistati in anni di pianificazione urbana e regionale.
Esisterà pure una cabina di regia pubblica che consenta di coordinare e valutare gli interventi?
Assolutamente no e a mio parere questa è una delle cose più gravi contenute nella proposta di legge. Ai Comuni infatti viene tolto ogni potere sulle trasformazioni intensive nel territorio urbanizzati, a questi sarà tassativamente vietato “stabilire la capacità edificatoria, regolare la disciplina di dettaglio degli interventi la cui attuazione sarà subordinata ad un “ accordo operativo”.
Il Piano Urbanistico Generale” PUG diventa quindi inutile: la cartografia, localizzazioni, indici di edificabilità, modalità di intervento, usi e parametri urbanistici ed edilizi eventualmente stabiliti dalla componente strategica del PUG (l’unica cui compete disciplinare le trasformazioni intensive) sono considerate semplici indicazioni di massima, modificabili in sede di “accordi operativi “senza richiedere la variazione del PUG. Quindi sarà sempre il privato che deciderà cosa costruire, dove e quanto. Il Comune potrà solo individuare “le parti del territorio extraurbano, contermini al territorio urbanizzato, che non presentano fattori preclusivi o fortemente limitanti alle trasformazioni urbane e che beneficiano delle opportunità di sviluppo insediativo derivanti dalle dotazioni territoriali, infrastrutture e servizi pubblici”. Poche righe di burocratese per dire che la pianificazione e la programmazione la devono fare i privati.
Ma cosa sono in concreto questi “accordi operativi” su cui la proposta di legge punta tanto?
L’accordo operativo, di sola iniziativa privata, sarà il vero unico strumento di pianificazione al quale l’ente pubblico dovrà sottostare senza poter intervenire. Un privato di un grande gruppo immobiliare proprietario di un suolo presenta in Comune un progetto, che si tratti di un ipermercato, di un insediamento rilevante residenziale, industriale o direzionale o turistico non importa, e il Comune ha 60 giorni per…accettarlo, essendo stato privato dalla legge dalla possibilità di intervenire. Quale ente pubblico sarà capace di opporsi di fronte al rischio concretissimo di essere trascinato per ogni opposizione davanti la giustizia?
Secondo lei che impatto avrà questa nuova legge, se verrà approvata, nelle zone colpite dal terremoto del 2012?
Quelle zone ricadono nelle legge per la ricostruzione del 2012, certo se si dovesse cementificare tutto indiscriminatamente come questa legge consente il territorio subirà un’ulteriore offesa difficilmente recuperabile.
Insomma non salva nulla di questa proposta di legge?
Rifiuto questa idea di urbanistica in mano totale agli immobiliaristi e ai grandi gruppi di costruzione. A loro d’ora in poi spetterà la programmazione territoriale. Dopo anni ed anni di crisi, si fa finta di credere che grazie ad una delegiferazione massiccia migliaia di abitanti potranno finalmente arrivare in Emilia Romagna in soccorso di una popolazione sempre più anziana. Ci si illude che migliaia e migliaia di disoccupati troveranno occupazione nella vecchia cara edilizia a costruire capannoni, centri direzionali, outlet, laboratori dell’innovazione, università e centri di ricerca sparsi a piene mani sulle parti della città costruita e sulle tante messe in piano. Ma, appunto, è solo illusione. La realtà è che ci troveremmo davanti un territorio cementificato, imbruttito, costellato di ecomostri con un rischio idrogeologico accresciuto mentre il patrimonio immobiliare della gente comune perderebbe ancora più valore.