I RAGAZZI DEL 2012
Mirandola attende il Presidente Mattarella per un evento della Regione dedicato alla ricostruzione delle scuole; impossibile non ricordare quei giorni, dopo le scosse del 20 e del 29 maggio, e le azioni che la scuola ha svolto.
Fra le prime iniziative invitammo le famiglie degli iscritti per comunicare che volevamo iniziare regolarmente l’anno, pur non sapendo bene come, con il Liceo Pico inagibile e così il Luosi di via Barozzi. Sapevamo che le Istituzioni pubbliche si erano attivate per la costruzione di sedi provvisorie. Una sera dei primi giorni di giugno nel cortile della scuola media aspettavamo le famiglie, nel dubbio che la riunione si sarebbe veramente svolta. Per prima arrivò, in largo anticipo, una famiglia che non parlava italiano e per un po’ nessun altro. Fu un colpo forte quando vedemmo avanzare insieme le persone dal cortile della scuola, in un attimo tutte le famiglie furono davanti a noi. In quel momento prendemmo coscienza della scuola come comunità sociale: eravamo adottati e ne sentivamo la responsabilità. Dare almeno una sicurezza a tante persone per i loro figli: fu questo che ci diede forza anche cedendo un po’ della nostra salute.
Nacque in quel momento l’idea che avremmo dovuto iniziare la scuola come tutti, anche senza edificio scolastico, che dovevamo inventare una scuola diversa in funzione degli spazi: classi in stage a Modena, all’estero, in ristorante, nelle tende e classi di 600/700 studenti al palazzetto dello sport. Pensandoci oggi trovo incredibile (e un po’ folle) immaginare di fare delle lezioni per una intera mattina al Palazzetto dello sport (a volte nella scuola è difficile gestire una classe di 25 studenti mentre in quei giorni erano 600/700) da metà settembre ai primi di novembre, quando entrammo nei moduli prefabbricati.
Gli insegnanti e il personale scolastico hanno fatto quanto di meglio potevano, hanno ascoltato, tranquillizzato, costruito un luogo distante dai problemi di casa, dimenticato i loro problemi, incoraggiato e confortato i pianti e le ansie. Quasi mai si parla di loro, ma in fondo è un bene: il silenzio ha preservato incontaminato un atto di professionalità e di amore al tempo stesso. Giusto un pensiero di gratitudine. Non posso non ricordare i meravigliosi studenti di allora, collaborativi, responsabili, gestivano la loro sicurezza nella insicurezza, la scuola si faceva assieme. Non sono stati mai un problema, il loro essere, almeno in apparenza, spensierati, ci ha dato ottimismo. Molti hanno già concluso (gli ultimi avranno il diploma quest’anno), stanno proseguendo gli studi o lavorano. Sono “le ragazze e i ragazzi del 2012”, ovunque siano a loro va un pensiero di nostalgia, un abbraccio affettuoso. Nel cuore della nostra scuola avranno sempre un posto speciale.
I ragazzi del 2012 – di Giorgio Siena
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