Via il ticket sulle visite e gli esami per i bambini di Chernobyl e Saharawi. Durante i loro brevi soggiorni in Emilia-Romagna, se ritenute necessarie dal pediatra o dal medico di medicina generale che li assiste, le prestazioni sanitarie individuate come indispensabili per la salvaguardia della loro salute saranno esenti dal pagamento del ticket, cioè totalmente gratuite.
Lo ha stabilito la Giunta regionale con una specifica delibera, per rafforzare ulteriormente l’impegno che da anni vede l’Emilia-Romagna in prima linea nell’accoglienza dei bambini provenienti da aree “difficili” del mondo: la Bielorussia e l’Ucraina, contaminate in seguito allo scoppio della centrale nucleare di Chernobyl nel 1996, e l’Algeria, dove a Tindouf sorgono i campi profughi che ospitano la popolazione Saharawi.
Dal 1996 ad oggi le porte della regione si sono spalancate per oltre 13.000 bimbi, che hanno trovato ospitalità nelle famiglie o in strutture gestite da associazioni e Comuni, grazie a una rete di volontari molto attiva e ai programmi regionali di cooperazione allo sviluppo e di cooperazione internazionale sanitaria. Tanti anche i bambini che trovano ospitalità nelle famiglie della Bassa.
L’esenzione del ticket – per cui si stima un costo di circa 40mila euro all’anno – riguarda una serie di esami e visite mediche specialistiche specificati in delibera, e si aggiunge all’altra novità introdotta nei mesi scorsi: da quest’anno, infatti, i bambini accolti per brevi periodi possono ricorrere, in caso di bisogno e nel periodo di permanenza in Italia, alle cure primarie dei pediatri di libera scelta o dei medici di base che operano nelle strutture emiliano-romagnole.
Sono oltre 11.660 i bambini accolti in Emilia-Romagna grazie al “Progetto regionale Chernobyl”. Un programma avviato dalla Regione assieme alle associazioni firmatarie nel 1996 – in seguito all’incidente alla centrale nucleare avvenuta nel nord dell’Ucraina il 26 aprile del 1986 – per promuovere l’accoglienza temporanea e il sostegno sanitario di bambini bielorussi e ucraini che vivono in zone ad alta radioattività.
L’intesa, formulata nell’ambito delle politiche regionali di cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale sanitaria, prevede soggiorni temporanei di bambini sotto i 14 anni provenienti dalle zone contaminate, nelle quali gli effetti dell’incidente nucleare pesano ancora su chi vi abita: i bambini che lì nascono e risiedono, infatti, nell’età dello sviluppo sono più esposti al rischio di gravi malattie, spesso tumorali. E, nella maggioranza dei casi, il miglioramento della salute ottenuto grazie a periodi trascorsi lontano da casa in ambienti più salutari è dimostrato: le analisi comprovano un abbattimento della concentrazione di cesio 137 dal 30 all’80 per cento.
LEGGI ANCHE:
Arrivano i bambini di Chernobyl, scatta la gara di solidarietà
Bambini di Chernobyl, festa di arrivederci