Il sole splende e il clima è freddo: è Estate di San Martino. Anche nel 2017 l’11 novembre conferma le aspettative sul giorno deicato a San Martino.
Accade, qui e nella parte opposta del mondo, che nel periodo autunnale dopo il primo freddo, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore. Nell’emisfero australe il fenomeno si osserva tra fine aprile e inizio maggio, mentre nell’emisfero boreale, dalle nostre parti, a inizio novembre.
Il nome di “estate di San Martino”, ci ricorda Wikipedia, è condiviso in Spagna e Francia nei paesi anglosassoni viene chiamata Indian Summer (“estate indiana”), mentre in alcune lingue slave, tra cui il russo, è chiamata Bab’e Leto.
La tradizione contadina
Tradizionalmente durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo (“A San martino ogni mosto diventa vino”), che solitamente viene abbinato alle prime castagne. Questa tradizione è celebrata anche in una famosa poesia di Carducci intitolata appunto San Martino.
Nella tradizione agricola della pianura padana, durante l’estate di San Martino venivano rinnovati i contratti agricoli annuali; da qui deriva il detto “fare San Martino”, cioè traslocare. In molte località, la piazza dove contadini e proprietari si ritrovavano in tale data al fine di stipulare i contratti per l’anno seguente era spesso quella di fronte all’omonima chiesa o ha preso successivamente il nome di “piazza San Martino”.
La leggenda di San Martino
Il Martino ricordato oggi è quello della tradizione del mantello, secondo la quale Martino di Tours (poi divenuto appunto San Martino), nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone, gli donò metà del suo mantello; poco dopo incontrò un altro mendicante e gli regalò l’altra metà del mantello: subito dopo, il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite.
“San Martino”, la poesia di Carducci
Il titolo fa riferimento alla data dell’11 novembre (San Martino), giorno in cui, tradizionalmente, in Italia si «celebra la maturazione del vino nuovo»
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.