“Possibili gli errori, impossibile cambiare i dati pubblicati”. Così Natalia Buzzi, coordinatrice scientifica del progetto Ermes Pa che ha redatto la classifica dei Comuni in cui si registrano più assenze dei dipendenti, commenta quanto avvenuto a Mirandola. La città, in seguito alla pubblicazione del rapporto, si è scoperta tra le peggiori d’Italia. Ma a quanto pare non è così.
La vicenda
Il Comune della Bassa è finito sulla stampa nazionale per il poco encomiabile record di personale assente dal lavoro, giustificato e retribuito. Nel rapporto Ermes 2017 sull’assenteismo nelle amministrazioni comunali presentato a Roma da Pubbliformez e Nebo Ricerche PA alla presenza del presidente Anci e dei vertici del Ministero degli Interni e dell’Economia, risultava infatto che Mirandola avesse un tasso superiore alla media dei Comuni delle sue dimensioni. Cioè che si facessero più assenze retribuite (67,5 giorni) rispetto alla media (50,8).
La replica del Comune
Non è così, ha specificato dopo la diffusione della notizia il Comune di Mirandola, spiegando che non c’era nessun picco, ma si era trattato di un mero errore nell’inserimento dei dati.
“Il dato reale di assenze medie pro capite nell’anno 2015 è di 50,47 giorni (e non di 67,5 come riportato), quindi perfettamente in linea con la media nazionale (50,8). In particolare – osservava il Comune i Mirandola in una nota – la media di assenze comprende 31,28 giorni di ferie, 4,35 giorni di assenza per malattia retribuita e altre assenze (maternità, congedi, permessi, lutto, aspettative, legge 104/92, ecc.) 14,84.
A conferma di ciò, si precisa che nell’anno 2014 il dato era di 49,35 giorni di media, mentre nel 2016 era di 50,82.
Sarà cura del Comune procedere all’immediata rettifica del dato errato presso la Ragioneria generale dello Stato”
Le spiegazioni del centro di ricerca
“Dopo la pubblicazione della ricerca un paio di Comuni ci hanno segnalato che i dati forniti erano sbagliati – esordisce Natalia Buzzi, coordinatrice scientifica del progetto Ermes Pa – Può capitare. Noi abbiamo acquisito i numeri dal Ministero del Tesoro che li rileva ogni anno dal Conto Annuale che comprende, appunto, i dati sulle presenze dei dipendenti pubblici. I Comuni inviano i dati al Ministero e su quelli eleboriamo le nostre statistiche. Ma se il Comune invia i dati sbagliati al Ministero noi non abbiamo modo di saperlo“.
Mirandola risultava l’unico Comune dell’intera Emilia-Romagna con un tasso così alto di assenti. Non è saltato agli occhi?
“Non è un dato eclatante, ci sono situazioni del genere anche altrove, con differenziazioni territoriali anche tra realtà che sitano pochissimo tra loro. Prendo ad esempio quel che accade in Calabria. Locri è al primo posto in Italia per numero di dipendenti che prendono lo stipendio senza andare a lavorare, e Cittanova, il Comune accanto, è invece tra i più virtuosi. Il dato di Mirandola non ci ha colpito, perchè può capitare: i numeri sono indicatori che indicano… non c’è giudizio“.
Cosa accade ora? Il rapporto sarà corretto con i nuovi numeri forniti dal Comune?
“No. Impossibile fare modifiche adesso. Noi tra qualche mese riacquisiremo i dati dal Ministero per fare l’aggiornamento 2017 della ricerca, sperando che il prossimo anno i Comuni stiano più attenti ai dati che trasmettono e non sbaglino a compilare. Per quanto riguarda i dati già pubblicati, l’unica possibilità è che il Ministero ci mandi le correzioni dei Comuni, almeno il confronto annuale si potrà correggere“.
Insomma, l’indagine lì rimane e lascia nero su bianco i dati che decretano Mirandola maglia nera per dipendenti comunali assenti. Il Comune dice che non è così ma i dati ufficiali non cambiano. Cosa deve pensare il cittadino?
“I cittadini devono fidarsi del proprio Comune. Io – chiude la Buzzi – mi fido di chi ci dice che i numeri sono sbagliati. Anche perchè può succedere. Mi occupo di numeri da una vita e ho visto tante volte inserire un numero sbagliato, invertire una cifra, sbagliare a collocare una virgola”.
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