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Punti nascita, è bagarre tra i partiti

da | Feb 19, 2018 | Elezioni | 0 commenti

La vicenda della donna di Pievepelago che ha partorito in ambulanza durante il tragitto verso l’ospedale di Sassuolo ha infiammato il dibattito politico di queste ultime settimane di campagna elettorale. Il fatto ha riacceso la questione della chiusura dei punti nascita che nei mesi scorsi ha tenuto banco nelle questioni politiche della Bassa e non solo.

Sulla questione sono intervenuti quasi tutti i candidati.

Così Judith Pinnock, candidata di Potere al Popolo al Senato:

La donna di Pievepelago costretta a partorire in ambulanza durante il tragitto verso l’ospedale di Sassuolo dimostra, ancora una volta, la scellerata scelta di chiudere il punto nascite di Pavullo. Una scelta voluta dal ministro della salute Lorenzin ora – per beffa – candidata a Modena che lancio’ proprio il fertility day’.

Lorenzin, ad esempio, è a conoscenza della chiusura di diversi punti nascita, uno dei quali nella nostra Pavullo? Non ritiene che le giovani coppie decidano se e quando avere bambini in base alla concreta possibilità di gestire con serenità le proprie vite, a partire dalla gestazione e dalla nascita?

Paolo Trande, Senato della Repubblica (Collegio Uninominale di Modena); Diego Capponi, Camera dei Deputati (Collegio Uninominale di Sassuolo); Maria Cecilia Guerra, camera dei Deputati (Collegio Plurinominale di Modena); Alessandra Di Bartolomeo, Camera dei Deputati (Collegio Plurinominale di Modena); Cinzia Cornia, Senato della Repubblica (Collegio Plurinominale di Modena); Lorenzo Campana, Camera dei Deputati (Collegio di Cento); Cesare Galantini, Senato della Repubblica (Collegio di Reggio nell’Emilia):

Il caso del Punto Nascite di Pavullo è emblematico. Pur partendo da un’ incontestabile evidenza scientifica, sotto i 500 parti è a rischio la qualità e la sicurezza delle procedure, si è proceduto alla chiusura rimaneggiando la rete delle emergenze, ma fuori da un contesto di riorganizzazione generale, provinciale.  E’ del tutto plausibile e condivisibile la richiesta che viene da alcuni sindaci e dai consigli comunali di comuni dell’area montana che hanno mosso la prevista istanza di riesame della decisione di chiusura del Punto Nascite.

Chiediamo che si avviino le procedure, proprio in vista delle elezioni amministrative del 2019, per la definizione del nuovo PAL; che nel frattempo si cessi ogni operazione di chiusura, apertura o di profonda rimodulazione dei servizi della rete socio-sanitaria, fuori dall’ordinaria “manutenzione”; venga accolta la istanza di riesame sulla chiusura del Punto Nascite di Pavullo che va rivalutata nel contesto più ampio del nuovo PAL e ovviamente senza fermare, per non lasciare sguarnito il territorio, il Piano del Percorso Nascita annunciato nell’ottobre 2017.

Michele Dell’Orco e Claudio Brandoli, candidati del M5S:

Ancora una donna in travaglio spostata come un pacco dall’ospedale di Pavullo a Sassuolo dopo la chiusura del punto nascite.  Ma fortunatamente questa volta è finita bene. Non possiamo accettare  che in un Paese che si dice civile la sanità sia gestita in maniera così approssimativa e la vita sia in mano alla sorte.

Appoggiamo pertanto l’istanza di riesame alla chiusura del punto nascite di Pavullo preparata dai Comitati di cittadini e che i Comuni dell’Appennino stanno adottando e inviando al Ministero. Siamo stufi di sentire che si chiudono punti nascita per questioni di sicurezza.

Benedetta Fiorini, candidata del centrodestra alla Camera:

Lo avevamo detto nei mesi scorsi evidenziando il rischio che si sarebbe corso: puntualmente quanto temevamo si è verificato dato che una donna è stata costretta a partorire in ambulanza! Per fortuna tutto è andato per il meglio. A maggior ragione però, dopo questo grave scampato pericolo, non ci è concesso nasconderci dietro un dito: la colpa è della sinistra che ha deciso di chiudere un punto nascite che faceva da riferimento a tutto il comprensorio della montagna, distante decine di chilometri dall’ospedale di Sassuolo.

È davvero vergognoso vedere come oggi il Pd con i suoi esponenti di rilievo, che hanno ricoperto anche cariche a livello regionale e nazionale come Matteo Richetti, e quindi rappresentano la causa diretta della situazione attuale, tentino di raccogliere consensi andando in giro ipotizzando la riapertura del punto nascite.

Enrico Aimi, consigliere regionale e candidato di Forza Italia:

La chiusura dei punti nascita di Pavullo, Castelnuovo Monti e Borgo Val di Taro va azzerata. I Governi nazionale e regionale a guida PD che hanno decretato la chiusura dei punti nascita della montagna di Modena, Reggio Emilia e Parma, hanno commesso un grave errore. Ciò che è successo in questi mesi lo conferma. Più disagi, più rischi, più insicurezza. Emergenze comuni in tutta la montagna.

Non ci sarebbe nulla di male se il Ministro, ancora per poco, Lorenzin, lo ammettesse. E’ chiaro ed evidente che quella decisione è stata assunta con il paraocchi della politica PD, senza tenere conto delle specificità della montagna e dell’importanza fino a quel momento rivestita dai presidi ospedalieri territoriali.

Stefano Corti, candidato centrodestra all’uninominale per il Senato nel collegio di Modena, e Cristina Girotti Zirotti, candidata per la Lega al plurinominale per il Senato nel collegio di Modena:

E’ inaccettabile costringere donne alla soglia del parto a percorrere di corsa 70 chilometri per raggiungere l’ospedale attrezzato più vicino. Ricordiamo che pochi giorni dopo la chiusura del presidio pavullese un bimbo, con la mamma trasportata d’urgenza, morì a poche ore dal parto per complicazioni. Ci chiediamo che cosa ancora debba accadere per far capire alla sinistra al governo che, quando si tratta di nascituri e donne incinte, a prevalere non può essere la logica dei tagli.

Dopo aver vergognosamente chiuso l’Ospedale Regina Margherita, di Castelfranco si sperava che tale sacrificio sarebbe bastato per non chiudere altri presidi ospedalieri del modenese. E, invece, le chiusure e i ridimensionamenti continuano. Pavullo è il presidio ospedaliero di riferimento per tutto l’Appennino Modenese va salvaguardato e difeso.

Infine, sulla vicenda è intervenuta anche l’azienda Usl che così ha spiegato in una nota:

La giovane donna originaria di Pievepelago, giunta al Pronto soccorso dell’Ospedale di Pavullo alle ore 1.00 circa del 18 febbraio a 39 settimane di gravidanza, è stata assistita secondo protocolli che sono vigenti in tutti gli ospedali dell’Ausl di Modena nei quali non è presente un punto nascita, con alcune specificità che riguardano l’Ospedale di Pavullo, in considerazione della sua collocazione orografica. In questa sede la valutazione viene eseguita non solo dal personale di Pronto Soccorso ma anche dall’ostetrica presente 24h/24. Nell’ultimo caso, riscontrata la rottura delle membrane e una dilatazione di 8 cm, è stato disposto come da protocollo l’immediato trasferimento con mezzo infermieristico con medico anestesista e ostetrica a bordo. Durante il trasporto le condizioni vengono monitorate costantemente, consentendo qualora necessario, l’assistenza al parto, avvenuto in questo caso a 7-8 minuti dall’arrivo a Sassuolo, alle ore 1.30, con mamma e neonato in perfette condizioni.

I parti veloci/precipitosi riguardano tutti i territori e, per la loro rapida evoluzione, lo stress da travaglio cui è sottoposto il feto è brevissimo, a differenza di ciò che può accadere nei travagli lunghi. Dai dati disponibili si stima che ogni anno in provincia circa il 10% delle donne in travaglio attivo che chiamano il 118 partorisca fuori dall’ospedale – vale a dire in casa, in auto o in ambulanza –. Il numero dei casi varia a seconda della popolazione di riferimento di ciascun ospedale. Il fenomeno è quindi tutt’altro che occasionale.

Per garantire la massima sicurezza alla gravida ed eventualmente al neonato, gli operatori del servizio di emergenza-urgenza del 118 di tutto il territorio sono formati per fornire assistenza pre-ospedaliera alle donne in travaglio. La gestione di tali situazioni fa infatti parte del programma formativo obbligatorio che prevede corsi specifici che affrontano tutte le emergenze ostetriche, neonatali e pediatriche. La formazione comprende tre percorsi formativi seguiti dagli operatori: un corso che affronta la rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione pediatrica; il corso “obstetric and neonatal emergency” che tratta le indicazioni da applicare in caso di parto precipitoso in ambiente extraospedaliero. Infine l’Emergency Pediatric Care, sulla diagnosi e il trattamento di malattie o eventi traumatici del paziente pediatrico. Dal 2017 è inoltreattiva la collaborazione con la sala parto del Policlinico, per consentire un addestramento continuo del personale dell’emergenza attraverso l’osservazione e la partecipazione attiva alle fasi di travaglio e parto.

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